
Coordinatore: Valeria Lazzaroli
Tavolo: Artificial Intelligence
Data: 28.09.2024
Luogo: U-Power Stadium – MONZA (MB)
Relativamente alla consapevolezza sull’utilizzo, una percezione abbastanza variegata dove la parte più commerciale (in particolare degli sponsor) del tavolo sensibilizzava, chiaramente, sull’utilizzo della genAI proprio come soluzione software che, ovviamente, inabilita l’azienda ad acquisire quella corretta postura che tanto la AI Act vorrebbe da parte delle nostre aziende.
La controprova è, infatti, la scarsa conoscenza della norma sebbene il tavolo ha dimostrato di essere molto più presente rispetto alle esigenze aziendali italiane. Della serie: non conosco molto ma sono certo che l’impatto sarà forte e le conseguenti ancora più significative.
Il problema condiviso da tutti è l’inesistenza della Data Economy. Il dato non è per l’azienda italiana un asset da valorizzare come leva competitiva e quindi l’AI è vissuta solo perché sostenuta dalla lunga scia di hype che ormai da due anni, come da manuale della finestra di Overton, vede sempre più aziende italiane utilizzare l’AI Generativa, precludendosi la possibilità di sviluppare la categorizzazione dei propri dati per poi sviluppare algoritmi proprietari di AI Narrow.
Una evidenza che sottolinea come la digitalizzazione sia ancora mediocre nella percentuale e quella disponibile svolta male attraverso un’archiviazione di fogli di carta ma non dei dati contenuti! Un esempio lampante del mancato appuntamento ad una postura forward looking e data driven, è l’ormai consolidata GDPR.
Le aziende non la vivono come un’occasione per la definizione della propria architettura informativa, come una presa di coscienza del track record del dato aziendale (compreso quello sensibile), il trattamento, in capo a chi è la responsabilità. Dunque un’assenza di Data Governance e Data Quality.
Un azzardo, dunque, parlare di una maturità digitale minima per affrontare l’AI come abilitatore ai processi aziendali.
Una maturità che fa fatica a nascere anche a causa di competenze indisponibili nelle aziende medio-piccole. Fenomeno che stride ancor di più se si pensa alle figure professionali che si stagliano all’orizzonte e che, ad oggi, non avrebbe senso di esistere.
Tra questi, la funzione del Chief AI Officer. Dunque pagine da scrivere, in tempi rapidissimi laddovel’esortazione è di abbassare l’hype, diminuire la quantità di convegnistica fine a se stessa ma lontanissima dall’essere utile alle aziende e lasciare che queste ultime trovino inesplorati equilibri, attraverso assetti organizzativi come nuovi contesti e innovativi paradigmi dell’essere e fare azienda.