Gabbia della libertà
Nelle nuove organizzazioni abbiamo conquistato l’idea di libertà, idea o illusione? Questa illusione da dove passa? Da uno schermo, da un like, tweet che come polli esterniamo ripetutamente.
Quanta libertà abbiamo conquistato in questa nuova era se i nostri occhi sono perennemente puntanti su un video, grande o piccolo, se come in una batteria da macello siamo distaccati dagli altri connessi e nutriti da un mondo di interazioni virtuali.
Eppure non guardiamo la vastità del cielo sopra di noi, eppure le grate della prigione ormai familiare non ci danno fastidio, eppure ci riteniamo tutti differenti, unici, “sopratutto” virtuosi cercando di esprimere queste caratteristiche nell’immagine che proponiamo agli altri, eppure abbiamo accostato la parola simili a monotoni o inutili è la società della differenza collettiva che rinnega ciò che ci accomuna
… Più che virtuosi, virtuali…
Era un gigante
Alcuni ruoli nel mondo del lavoro moderno sono stati stravolti, i giganti sono diventati nani e i nani sono diventati giganti.
Prendiamo ad esempio il ruolo del venditore, in questa illustrazione immaginato e disegnato come il nano addobbato con la classica divisa da lavoro, egli oggi non si riconosce, a volte si sente umiliato, molti di essi non riescono ad aggiornarsi, pur volendolo, altri aspettano che il passato torni e assieme a esso tornino i giorni di sfarzo e di conquiste… Speranze per chi non ha altro.
Eppure ci sono anche coloro che qualunque sia la loro qualifica lavorativa, hanno capito che per il moderno che c’è vi è solamente una strada, la cooperazione, la collaborazione, null’altro, e di rivedere il mondo dell’azienda non come luogo di conflitto e di competizione ma di sviluppo collettivo.
Maschera: ti tolgo o ti metto?
Capire se stiamo togliendo o se stiamo per metterci una ennesima maschera è diventata una sfida per pochi.
Siamo passati dall’idolatria dei marchi blasonati, solo perché irraggiungibili economicamente, al loro quasi disprezzo e non per coscienza ma perché di moda, “perché dicono che lo fanno tutti”.
Siamo passati dalla paura di mostrare la nostra maschera individuale, alla sfida nel metterne una uguale per tutti che mostrasse tutte le caratteristiche virtuose che volevamo rappresentare come individui.
Nell’epoca moderna ogni generazione viene finemente frammentata ed etichettata, viene rappresentata con confini e limiti ai quali loro stessi crederanno di appartenere e di conseguenza si comporteranno…
Cosa ci rimane per combattere lo status quo? Mettere una maschera unica, che spesso è creata proprio da chi vuole il controllo collettivo, oppure toglierci più maschere possibili?
Una normale bilancia
Nelle nuove organizzazioni sempre di più il gap tecnologico ed economico si assottiglia, e quindi cosa permette di affrontare le sfide della società moderna e quindi del business moderno?
In questa illustrazione poniamo l’attenzione sul peso che hanno le persone, le idee che fioriscono in modo organizzato e quanto sia importante la visione, (cannocchiale) che le imprese devono avere e spesso non è più il ruolo di un singolo ma di una collettività.
E se questo confronto fosse pesato e confrontato con la misura che fino a oggi è stato il prezioso contraltare, cioè i soldi, l’unica e principale forza per muovere un’impresa, cosa accadrebbe?
Di certo il denaro è pesante e suonante, ma un’organizzazione che basa la sua anima solo su questo, cosa mai proietterà nel delicato equilibrio del pianeta e come plasmerà le menti degli imprenditori che a loro volta trasformano i frutti dell’impresa e la stessa come il prolungamento dei loro pensieri?
A vedere i danni e i benefici delle due parti la bilancia sembrerebbe indicarci la strada da seguire.
Punti di vista inaspettati
Non bastiamo.
In una società così complessa, non dobbiamo aver paura di chiedere, di domandare, di accettare, di accogliere punti di vista anche da coloro che non sono responsabili di una determinata area di competenza, non possiamo aver paura di coinvolgere.
Non possiamo aver paura di essere “scavalcati” non possiamo aver paura di ammettere che un’idea, una proposta arrivata da altri sia migliore della nostra, anche se tratta la nostra area di competenza, non possiamo più permetterci di avere paura.
In una società così complessa anche le decisioni all’interno delle aziende devono ascoltare più voci e cercare punti di vista che non ci immaginavamo.
La verità non c’è, pertanto vedere i nostri punti di vista sottosopra, al contrario , o dai punti di vista degli altri è diventato obbligatorio, necessario a tutti i livelli e sta diventando il più grande vantaggio competitivo per le organizzazioni rispetto alla concorrenza.
Non cerchiamo d’ingabbiare o sfruttare questa necessità perché oltre che generare frustrazione ben presto ci farebbe ritrovare al buio.
È una storia sbagliata…
In questa illustrazione esaminiamo due visioni del mondo, P.Pasolini e quella di Steve Jobs in chiave moderna per trarne uno spunto rispetto agli esiti delle moderne organizzazioni.
Pasolini : Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati.
Jobs: Siate affamati, siate folli
Le domande che vi pongo sono:
cos’è l’innovazione per le masse? Cos’è l’innovazione per voi?